report iniziativa del 21 aprile presso città dell’altra economia
Il giorno 21 aprile abbiamo svolto il nostro primo dibattito pubblico nella città di Roma sul tema della sicurezza e, più in generale, sulle condizioni di lavoro nel nostro settore.
L’iniziativa è stata introdotta dall’Associazione Ruggero Toffolutti, alla presenza di un buon numero di persone che riempivano la sala Renato Biagetti, spiegando le ragioni di questo incontro che fa parte di un ciclo di dibattiti sul tema della sicurezza sul lavoro intitolato “Non chiamatele morti bianche”. Questo intervento evidenziava l’importanza della partecipazione non solo dei lavoratori del nostro e di altri settori, ma anche di amici e parenti di vittime di incidenti sul lavoro.
Il dibattito è stato preceduto dalla proiezione del cortometraggio “3,87″ (2005), diretto da Valerio Mastandrea e interpretato da Elio Germano, che racconta, tramite l’estrema efficacia dei dialoghi e qualche spunto poetico tra il sogno e la metafora, una giornata in un cantiere edile dove un ragazzo perde la vita a causa di un incidente.
Il primo contributo al dibattito è stato la lettura di un nostro comunicato che spiegava le ragioni della nascita ed il percorso intrapreso dal Collettivo Autorganizzato degli Operai dello Spettacolo di Roma.
Dopo il nostro intervento ha preso la parola il giornalista de il Manifesto Roberto Ciccarelli, che in questi ultimi mesi sta dedicando una serie di articoli al nostro settore. Raccontando il suo lavoro di inchiesta ha esteso il discorso alla situazione più generale del mondo del lavoro.
Ha affermato infatti che i problemi contrattuali che noi riscontriamo sono riconducibili a quelli di altri settori, fino ad arrivare a quelli della produzione immateriale, e individuando quindi il problema politico a monte nell’esternalizzazione dei servizi e le conseguenti catene di subappalti, che creano confusione su chi sia il datore di lavoro e sulla posizione di subordinazione o meno di chi svolge materialmente il lavoro, intellettuale o operaio che sia.
Infatti sottolineava come la nostra giungla contrattuale sia assimilabile ad altri settori in cui la subordinazione viene mascherata in collaborazione grazie a 47 diverse formule, che danno solo l’illusione di un’indipendenza lavorativa mentre di fatto risultano escamotage per le aziende per non assumere dipendenti.
L’intervento successivo è stato quello dell’ispettore del lavoro Claudio Petrelli, che ha illustrato prima di tutto le difficoltà di chi deve controllare la sicurezza e la regolarità dei posti di lavoro. Nella provincia di Roma infatti sono presenti solamente 11 ispettori alla sicurezza a fronte delle migliaia di cantieri aperti, questo non rende possibile un lavoro di prevenzione, che invece sarebbe auspicabile, e rende difficile una vigilanza funzionale alla tutela dei lavoratori. Petrelli inoltre faceva notare come le normative esistenti lasciano ampi margini (15 giorni) alle imprese per sistemare le carte anche in caso di un controllo a sorpresa in cui si riscontri la violazione delle norme contrattuali e sulle misure di sicurezza adottate nel cantiere. L’ispettore ha denunciato anche la stranezza del meccanismo di sottovalutazione del loro ruolo da parte dello Stato, visti anche gli introiti economici che provengono dalle attività sanzionatorie degli ispettori stessi (all’incirca un milione di euro l’anno a fronte di trentacinquemila per il loro stipendio). Il che sembra palesare, aggiungiamo noi, una chiara volontà di non intervento a tutto campo da parte delle istituzioni.
In seguito c’è stata una serie di interventi da parte dei compagni presenti che hanno raccontato delle situazioni assurde vissute sui cantieri dello spettacolo, il meccanismo di omertà che coinvolge i lavoratori stessi quando avvengono gli incidenti, che il più delle volte vengono nascosti, riguardo materiali delle strutture palesemente non revisionati e maltrattati ma continuamente riutilizzati, esperienze dirette sulla miriade di contratti o della loro totale assenza, e anche una breve discussione sulla tragedia avvenuta al Palacafiore di Reggio Calabria.
Importante intervento è stato quello di Paola, la mamma di Matteo Armellini, che ci ha reso partecipi di tutte le difficoltà che sta incontrando a causa dell’INAIL, che al momento non le riconosce alcun tipo di risarcimento per la morte del figlio, e della cooperativa INSIEME, che le deve ancora mesi di stipendi arretrati. Sollevava giustamente anche il dubbio sulla legittimità di un contratto di lavoro intermittente tra Matteo e la cooperativa dal momento che ogni mese lui riceveva una busta paga.
Il dato emerso è che bisogna andare avanti e cercare di portare l’attenzione sul nostro settore convinti che il motto “questo lavoro è così e non si può fare in altro modo” sia stata solo una scusa per farci lavorare in totale silenzio e invisibilità.
Non possiamo che ritenerci soddisfatti di questa iniziativa sia per il numero di partecipanti sia per i contenuti espressi.
Ringraziamo tutti i presenti e l’associazione Ruggero Toffolutti che ci ha dato la possibilità di organizzare questa iniziativa con la dovuta risonanza.