cosa vogliamo

6 Giugno 2012

Durante il lavoro condividiamo sudore, risate, spericolatezze, trovate geniali, tante situazioni assurde, alienazione e solidarietà. Proprio da questa solidarietà occorre sviluppare una forza collettiva per la difesa dei nostri interessi e per raggiungere subito anche minimi obiettivi concreti.
Dipende dai nostri comportamenti e dalla nostra mentalità migliorare questo mondo: alcuni recenti episodi nella loro apparente semplicità sottolineano che uniti riusciamo a far mettere in sicurezza un cantiere, per la nostra tutela effettiva e non solo sulla carta, o a imporre al cantiere del 1 maggio uno striscione in ricordo di un compagno di lavoro che è morto montando un palco, nonostante poteva dare fastidio agli organizzatori.
SE VOGLIAMO POSSIAMO MANDARE OFF LO SHOW perché siamo noi a mandare avanti la baracca. Siamo essenziali, ma ricattati da un’apparente sostituibilità e dal conseguente regime di concorrenza al ribasso, favorevole solo alla logica di profitto degli imprenditori.
I turni di lavoro non possono durare 16 ore: la giornata lavorativa dura otto ore dopodiché scatta lo straordinario, maggiorato nei notturni e festivi, e queste ore straordinarie devono avere dei limiti.
Le paghe non possono arrivare tra i sessanta e i centoventi giorni, non possiamo essere coinvolti nel rischio di impresa dei datori di lavoro né siamo fornitori di servizi ma operai e tecnici specializzati. Non si può andare a lavorare non sapendo cosa si va a fare e senza sapere a che ora si stacca.
Non si può essere chiamati all’ultimo momento quando invece gli eventi sono calendarizzati da mesi, ma non vengono organizzati adeguatamente.
Deve esistere un responsabile del cantiere designato ufficialmente e facilmente individuabile.
Deve essere stabilito un rapporto contrattuale diretto tra committente e lavoratore, senza intermediari che lucrano sul lavoro altrui.
Le paghe devono essere adeguate al costo attuale della vita e alle mansioni effettivamente svolte.
Devono essere riconosciute ufficialmente la nostra categoria e le figure professionali.
Va abolita la paga a ore e la differenza salariale tra lavoratori italiani e immigrati.

E’ necessario a questo punto convocare un’assemblea nazionale con chi fa il nostro stesso mestiere nelle altre città. Questa stagione estiva di lavoro sarà l’occasione per discuterne direttamente sui posti di lavoro e per allargare la rete di contatti.

Gli attuali controlli di cui i giornali danno ampia notizia ci sembrano soltanto di facciata, o meglio  di propaganda di governo, e comunque non hanno alcun effetto sul nostro modo di lavorare dato che appunto non esistono leggi e contratti da far applicare che ci tutelino veramente.
Anzi, alle volte questi controlli hanno effetti negativi proprio per noi, infatti chi viene “sorpreso” a lavorare in nero è posto quasi sullo stesso piano del datore di lavoro come se avesse scelto la condizione di illegalità a cui in realtà viene costretto da chi avrebbe dovuto “assumerlo”
Inoltre paradossalmente gli unici risultati concreti finora sono stati l’espulsione dal paese dei lavoratori immigrati impiegati senza contratto e l’irrigidimento della disciplina sui cantieri.
Tutto questo ci dimostra che i miglioramenti non verranno calati dall’alto né pioveranno dal cielo grazie al buonsenso di qualcuno.
Il nostro settore è emblematico della via italiana al profitto, fatto di rapporti clientelari, mazzette, illegalità diffusa e organizzazione “alla carlona”. Non possiamo delegare il cambiamento a chi finora ha chiuso gli occhi ben consapevole di quale fosse la situazione.
Facciamoci rispettare pretendendo un trattamento corretto, da veri lavoratori, invece di fare a gara a chi si incolla più materiali oppure a chi si mostra più disponibile ai ricatti di chi altrimenti non ci chiama più a lavorare.
Se proprio dobbiamo dimostrare qualcosa a qualcuno, adesso, è proprio a noi stessi.
Il futuro è nostro.

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