the show must go off

6 Giugno 2012

The Show Must go off

Come è noto a tutti, il 12 dicembre 2011 Francesco Pinna è morto a Trieste durante il montaggio del palco di
Jovanotti. Innanzitutto vogliamo esprimere la nostra piena solidarietà e vicinanza alla sua famiglia e a tutti
coloro che sono rimasti feriti o comunque coinvolti in questa tragedia.Ed anche con chi è stato coinvolto in
passato in altri incidenti dove i media non sono arrivati in tempo e soprattutto dove si è celato il misfatto per
garantire il regolare svolgimento dell’evento.
Nel nostro mondo il tempo è denaro e il denaro a volte conta più della sicurezza.Nonostante negli ultimi anni
siano avvenuti dei miglioramenti riguardo lo sviluppo e l’applicazione della sicurezza nei concerti, spesso
alcune norme di carattere economico la fanno ancora da padrone mentre alcune norme sulla sicurezza
rimangono solo scritte su carta.Le produzioni, per massimizzare i profitti, richiedono la costruzione e
l’allestimento dei palchi e delle aree dove vengono svolti gli eventi live, nel minor tempo e con meno personale
retribuito possibile, anche perché le location hanno costi giornalieri esorbitanti così come il noleggio e gli
spostamenti dei materiali.Questo comporta la fretta costante nel lavoro e lo sfinimento dei lavoratori, con turni
nei quali lo straordinario è la regola e senza che siano intervallati dal tempo di riposo necessario.
Questo tipo di lavoro è fisicamente molto usurante in ogni suo ambito o settore e in molti casi espone a diversi
tipi di pericolo non calcolabili e quindi non gestibili.Non basta aver accumulato anni di esperianza sul
campo,per prevedere un incidente. I materiali e le strutture utilizzati sono ancora più usurati dei lavoratori, non
vengono sottoposti a controlli di revisione adeguati, vengono riutilizzati anche se danneggiati e questo mina già
in partenza la sicurezza dell’intera area. E’ evidente che lavorare in queste condizioni comporti sempre un
enorme fattore di rischio. Ci teniamo a precisare che è inaccettabile morire al lavoro in qualsiasi caso, non solo
se si lavora per pochi euro l’ora. Il fatto che la manovalanza indispensabile venga retribuita in modo così
inadeguato è dovuto al sistema di subappalto dei servizi che prevede troppi passaggi tra i reali committenti e i
materiali realizzatori del lavoro proposto, facendo si che, ad esempio, un operaio\facchino che costa a monte
non meno di 14 euro l’ora, percepisca realmente meno della metà.
Anche quando il lavoro è più o meno ben pagato, come nel caso dei tecnici specializzati, le condizioni di vita
che ne derivano non sono comunque delle migliori.Si richiede sempre la massima disponibilità, si va al lavoro
senza sapere quando si stacca, non si ha la sicurezza della continuità del reddito, non si può programmare il
lavoro a lungo termine, si hanno pochi margini di trattativa e ognuno sembra dover pensare solo per se stesso,
non vengono fatte valere le più elementari regole del diritto del lavoro (si pensi alla giornata di otto ore), il
livello di ricattabilità è molto alto, i dispositivi di protezione sono a carico del lavoratore, i lavori vengono
pagati tra i 60 e i 120 giorni, non esistono permessi, malattie, ferie, tredicesime, le coperture enpals e inail sono
solo di facciata, così come gran parte dei contratti, quando esistono, sono fittizi. Il lavoro a chiamata e più che
subordinato viene mascherato da libera impresa individuale o collettiva,come nel caso delle cooperative.
La morte di un ragazzo ha puntato i riflettori per un breve periodo su un mondo del lavoro che finora è stato più
che sommerso. Seppure dal 2008 il testo unico sulla sicurezza ha spinto molti datori di lavoro a trovare
escamotage contrattuali, garantiti dalla legge Biagi, si continua a lavorare in nero, soprattutto nelle migliaia di
piccoli eventi che vengono quotidianamente prodotti. I corsi di formazione, imposti sempre dal testo unico, sono
di fatto molto spesso a carico dei lavoratori e si rivelano, vista la loro qualità, pure formalità che garantiscono un
ulteriore business ad aziende ed enti, che per organizzarli vengono finanziati da Stato, Regioni, Province e UE.
Nonostante questo la regola fondamentale del settore è “THE SHOW MUST GO ON”, ci chiediamo dunque
quanto potrà durare il dibattito suscitato dalla tragedia se non saremo noi lavoratori in prima persona a
pretendere di lavorare in condizioni umane ed in sicurezza giorno per giorno.
Perciò noi operai degli spettacoli live di Roma,consapevoli delle dinamiche e dei rischi che si corrono facendo
questo lavoro,chiediamo che non si interrompa mai il dibattito sul miglioramento delle condizioni di lavoro(e
quindi di pari passo va il tema sulla sicurezza),e che non si chieda solo al lavoratore di fare degli sforzi in più in
questa direzione.
Questo documento nasce dalla volontà di alcuni operai e tecnici dello show business di affrontare insieme le
problematiche inerenti al nostro mondo lavorativo che il tragico evento di Trieste ha portato alla luce.
operaispettacololiveroma@gmail.com

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